Giornalisti in sciopero, conduttore scomodi ai politici di Destra fuori dai palinsesti e invece nuovi volti vicino alla Destra di Governo dentro con programmi anche di prima serata, denunce, censure e punizioni ai programmi di approfondimenti di Rai Tre, par condicio non rispettata e svicolata con cavilli, fischi mascherati da applausi durante le apparizioni pubbliche di ministri meloninai: queste sono solo alcune delle numerosissime controversie che da quasi un anno e mezzo circolano attorno alla Rai, ovvero da quando la premier Giorgia Meloni si è insediata al Governo. Tutte accuse e fatti concreti che minano l'immagine della Rai come tv del servizio pubblico e che sono finiti sul tavolo di Ursula Von der Leyen (Presidente della Commissione UE) che in merito alla Relazione annuale sullo Stato di Diritto ha dato un giudizio negativo sul nostro Paese. Nonostante la solenne ammonizione, Giorgia Meloni ha deciso di recapitare una fantozziana lettera alla Von der Leyen per giustificare e prendere le distanze dalle accuse riguardanti lo stra-controllo del Governo sulla tv pubblica.
Per prima cosa - come racconta L'Avvenire - la Premier ci tiene subito a puntare il dito contro un virtuale nemico europeo che avrebbe strumentalizzato le ricerche dell'Unione Europea al fine di attaccare l'Italia:
Per la prima volta il contenuto di questo documento è stato distorto a uso politico da alcuni nel tentativo di attaccare il Governo italiano [...] Attacchi maldestri e pretestuosi che possono avere presa solo nel desolante contesto di ricorrente utilizzo di fake news che sempre più inquina il dibattito in Europa [...] Dispiace che neppure la Relazione della Commissione sullo stato di diritto dell'Ue e in particolare sulla libertà di informazione sul servizio pubblico radiotelevisivo sia stata risparmiata dai professionisti della disinformazione e della mistificazione.
E come si sarebbe concretamente difesa Giorgia Meloni? Quali sarebbero queste fake news da smentire? Primo step: la Premier dice di non avere meloniani al comando in Rai:
L’attuale governo e la maggioranza parlamentare che lo sostiene non si sono ancora avvalsi della normativa vigente per il rinnovo dei vertici aziendali. (Fonte Open)
In realtà non è così. Lo scorso maggio 2023 la Rai ha rinnovato i nomi dei direttori dei telegiornali e delle direzioni di genere a seguito delle nuove forze in Parlamento. A dirigere il TG1 è arrivato Gian Marco Ciocchi (in quota Fratelli d'Italia), al TG2 c'è Antonio Preziosi (vicino a Forza Italia) secondo Il Post. Inoltre non è un mistero che gli attuali direttori dell'Intrattenimento Daytime Angelo Mellone e dell'Approfondimento Paolo Corsini hanno dato mano forte ad Atreju, evento politico di Fratelli d'Italia. Lo stesso Direttore Generale Giampaolo Rossi definito "l'impresentabile" da Esquere è etichettabile come un uomo dalle ideologie politiche di estrema Destra. Solo per fare qualche nome.
Giorgia Meloni della Giorgia si difende anche dall'accusa di aver spinto fuori dalla Rai giornalisti e presentatori scomodi. Come? Così:
Il cambiamento della linea editoriale della Rai avrebbe determinato le dimissioni di diversi giornalisti e conduttori [...] si tratti di una dinamica che in ogni caso non può essere imputata all’attuale governo. Nel merito, diversi esperti del campo affermano che i rapporti di lavoro si sono interrotti per normali dinamiche di mercato. Alcuni di questi conduttori hanno lasciato la Rai prima dell’arrivo del nuovo ad e altri hanno deciso di percorrere nuove esperienze professionali o editoriali, pur avendo l’azienda confermato i loro spazi di presenza nei palinsesti.
Oltre al fatto che Meloni ammette candidamente di aver effettuato un cambiamento dello linea editoriale sulla Rai (andando più a Destra?), sono note a tutti le ragioni per cui alcuni volti Rai si sono ritrovate cancellate dai palinsesti. Basti pensare a Lucia Annunziata che ha ammesso in una intervista televisiva di essersi vista costretta alle dimissioni per divergete editoriali con la Governance Rai meloniana. Fuori anche Flavio Insinna, costretto a lasciare L'Eredità nell'ottica di piazzare un amico storico della premier Pino Insegno (poi respinto per ragioni interne e spostato su Reazione a Catena, lo rivelò il suo manager). Per non parlare di Fabio Fazio, che sempre a maggio 2023 spiegò che dietro il suo rinnovo mancato c'era una evidente matrice politica. Tutta gente che non ha deciso ma si è vista costretta a cambiare casa in tv.
Infine, sulla abnorme esposizione che il Governo Meloni ha nei telegiornali Rai, Meloni spiega con quale cavillo è riuscita ad andare in onda più del solito persino durante il delicato periodo di par condicio nel corso delle recenti Elezioni Europee:
La Commissione parlamentare Vigilanza Rai ha adottato una delibera che prevedeva l’esclusione dalle regole della par condicio dei rappresentanti delle istituzioni che affrontavano questioni inerenti alle loro funzioni istituzionali.
Nel frattempo nei prossimi palinsesti Rai continua l'informata di volto vicini alle Destre fra cui un incredibile Mario Sechi (ex portavoce di Giorgia Meloni) che avrà un programma sul canale Rai Storia.
Nessun commento
Posta un commento