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Ordine Giornalisti smonta Le Iene: 'Non fanno giornalismo'

L'Ordine dei Giornalisti bacchetta Mediaset che descrive Le Iene come programma giornalistico.

mercoledì 23 novembre 2022

/ by Tv Italiana
le iene 2022 conduttori

La cronaca nera ha raccontato il suicidio di Roberto Zaccaria: un uomo di 64 anni accusato di catfishing e inseguito da Le Iene fino a pochi giorni prima del triste epilogo della vicenda. La trasmissione Mediaset ha mostrato le immagini dell'uomo (censurando lievemente il viso) ma mostrando svariati riferimenti della sua persona, fra cui la città, quartiere, la corporatura e il fatto che stesse aiutando la deambulazione di una persona con disabilità mentre l'inviato Matteo Viviani lo inseguiva puntandogli il microfono addosso. A seguito di quanto accaduto, la famiglia di Zaccaria avrebbe paventato la possibilità di querelare Le Iene e Mediaset per istigazione al suicidio. Nel frattempo, il Biscione è ricorso alla cancellazione dai propri siti della puntata incriminata andata in onda il 1^ novembre e a delle dichiarazioni di Pier Silvio Berlusconi che, seppur molto rattristato dall'accaduto, ha spiegato che "abbandonare questo tipo di giornalismo sarebbe come tornare indietro". L'Ordine dei Giornalisti della Lombardia ha preso al balzo le parole dell'AD di Mediaset per dissociarsi con un serio comunicato stampa.

Ordine Giornalisti smonta Le Iene: 'Non fanno giornalismo'
Qui di seguito la lettera dell'Ordine dei Giornalisti sezione Lombardia in cui affronta il "giornalismo" de Le Iene di cui Pier Silvio Berlusconi si è fatto difensore:

Gentile dottor Berlusconi,

è con profondo stupore che ho letto le sue dichiarazioni rilasciate all’ANSA il 10 novembre e riprese da diverse testate («penso che dire basta a un certo tipo di giornalismo sarebbe come tornare indietro»). Parlare del lavoro delle Iene a proposito delle vicende di Roberto Zaccaria e del 24enne Daniele come di lavoro giornalistico è sbagliato dal punto di vista sostanziale e dal punto di vista formale, e lo sarebbe anche all’estero dove non esiste un Ordine ma sono ovunque attivi organismi che svolgono analoghe funzioni.

Sul piano sostanziale perché quella modalità di infotainment, che in quel servizio – e, mi spiace dirlo, anche in diverse altre occasioni – è stato spinto a estremi che non sono compatibili con nessuna modalità sana di comunicazione, non rispetta i canoni del giornalismo, italiano e internazionale. Così come da un medico ci si aspetta correttezza nella prescrizione delle cure, e non certo la massimizzazione del profitto, suo o delle imprese per cui lavori, così da un giornalista ci si aspetta, nell’interesse del pubblico, correttezza e rispetto della dignità delle persone nel rapporto con le fonti, con gli intervistati, e non certo un facile sensazionalismo irrispettoso della dignità umana in cerca di contatti pubblicitari. Sono i principi fermi che animano tutta l’attività del nostro Ordine e del Consiglio di disciplina, che opera in piena autonomia per assicurare il rispetto delle regole deontologiche.

Sul piano formale perché il programma che ospita i video delle Iene non è una testata registrata e non rispetta dunque le regole prescritte dall’ordinamento giuridico per l’attività giornalistica (come accade, purtroppo, anche per altri programmi delle televisioni da Lei guidate) e perché i componenti delle Iene, pur svolgendo attività che voi considerate giornalistiche, non sono iscritti all’Ordine.

Non si tratta allora di «andare avanti» o «tornare indietro», si tratta di dare all’informazione sana e professionale, pur quando è aggressiva, o “a tesi”, il valore – anche economico, perché no? è la nostra sfida, oggi – che merita nelle società liberali e democratiche.

L’autodisciplina delle imprese, che Lei auspica, ha dimostrato di non essere sufficiente né risolutiva: non in Italia, non all’estero. «Bisogna tener alto il livello di guardia», Lei dice. Per tenere alta la guardia e potere definire “giornalismo” quello delle Iene bisogna fare, come primo passo, almeno una cosa semplice e chiara: dare forma giornalistica a quel lavoro, attraverso la registrazione al tribunale dei programmi che fanno a qualsiasi titolo informazione con la conseguente nomina di un direttore responsabile che sia garante della correttezza del lavoro che abbia una dimensione informativa.

Mi riservo in ogni caso tutte le iniziative possibili a tutela della corretta informazione e del pubblico. Cordiali saluti.

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