Abbiamo da poco archiviato l'edizione numero 73 del Festival di Sanremo: la gara musicale canora che dagli Anni 50 da spazio ai "big" e alle nuove promettenti leve della scena musicale italiana. Nel corso di oltre settant'anni la gara si evoluta, nella meccanica "di gioco", nel numero di brano presentabili, nel numero di partecipanti di ogni edizione, nei meccanismi di voto e persino nella diluizione della gara in più giornate. Nel 2015, per mano di Fabio Fazio, il Festival di Sanremo ha aggiunto alle sue regole anche una postilla chiamata Eurovision Song Contest: infatti è stata proprio l'edizione del patron di Che Tempo che Fa ad ufficializzare il binomio in era moderna fra la competizione ligure con quella organizzata in diretta eurovisiva. Sono passati otto anni da quella decisione e ancora oggi sorge un dubbio fra i fruitori del Festival: ma è giusto legare Sanremo all'accesso automatico ad Eurovision?
Per il sanremers, "Due vite" non va bene per Eurovision 2023
Il dubbio pare vivo mai come oggi, all'indomani della vittoria di Marco Mengoni con il brano "Due vite": una ballad emotiva che prova fra una strofa e l'altra a riflettere sui concetti agli antipodi fra i sogni e le ambizioni intangibili e la realtà di tutti i giorni, fra paura e relazioni. Sul web sono in molti che arricciano al naso al fatto che questo brano possa effettivamente essere competitivo in un contesto europeo. Il testo è forse troppo intimo e personale per una manifestazione come Eurovision che da anni vede trionfare brani dal forte contenuto sociale e/o politico: dal grido di speranza degli ucraini Kalush Orchestra all'emancipazione femminile di Netta, passando per la denuncia alle disparità subite dal mondo LGBTQ+ a firma di Conchita Wurst. E quando non vince il testo, a vincere è soprattutto la melodia ritmata come quella della rockeggiante "Zitti e Buoni" o ultra-pop come "Heroes" di Måns Zelmerlöw. Le variabili sono comunque molte. Per questo ad oggi ci chiediamo: ma il Festival di Sanremo non dovrebbe evolversi un attimino e cedere il passo ad un premio specifico per Eurovision?
All'estero si sono già "adattati"
All'estero si sono moltiplicate le manifestazione organizzate dalle varie tv di stato che stabiliscono (addirittura con l'ausilio di giurie estere di pregio) quale brano spedire ad Eurovision. Il caso più eclatante è il Benidorm Fest: un concorso spagnolo ritornato in auge lo scorso 2022 che ha permesso alla Spagna di tornare finalmente in TOP3 dopo anni di flop grazie alla votatissima Chanel e alla sua "SloMo".
Sanremo ed Eurovision: creare un premio a parte?
Quali soluzioni potremmo adottare noi italiani in tal senso, quindi? Lo slogan baudesco "Sanremo è Sanremo" mette in chiaro a tutti che il Festival ligure è intoccabile e resterà per sempre famoso, per citare un meme social. Eppure la soluzione momentanea presa da Fazio nel 2015 risulta ad oggi forse un po' troppo anacronistica. Anche se, va dato atto, che da quando siamo rientrati ad Eurovision con il Sistemone Ariston, l'Italia è sempre riuscita a piazzarsi piuttosto bene nella classifica finale ad eccezione della imbarazzante prova di Emma Marrone (finita in gara per una scelta interna Rai ancora avvolta nel mistero) e di Francesca Michielin, finita sul palco di Eurovision a causa della rinuncia degli Stadio (vincitori di Sanremo 2016).
Si potrebbe pensare ad un premio apposito per Eurovision? Magari una delle cinque serate del Festival potrebbe essere destinata proprio a questo uso? Invece di assegnare un "premio miglior cover" - quest'anno diventata praticamente una gara con un brano a piacere con ospite - si potrebbe assegnare un Premio Eurovision con una specifica giuria demoscopica europea, ad esempio. O magari creare un programma satellite al Festival di Sanremo, una sorta di "Sanremo verso l'Europa"? Le soluzioni potrebbero essere tante. Questa necessità si rincorre da alcuni anni ormai. Ma, come sempre, l'ultima parola spetta alla Rai: Fuortes, Soldi e Coletta accoglieranno mai questa idea?
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