Il caso Mark Caltagirone è stato senza alcun dubbio uno dei filoni più trash e bassi che Mediaset ha calcato nel corso della sua storia più recente. Le interviste di Pamela Prati con dettagli occultati, fughe tattiche dagli studi, presunti documenti esclusivi che non mostravano nulla, finte paparazzate e apparizioni tragicomiche della manager Eliana Michelazzo: per mesi sui palinsesti di Canale 5 si è parlato del presunto futuro marito della Prati con la stessa dovizia di particolari spesa per la Madonna di Trevignano. Poi però è saltato fuori che era ovviamente tutta una montatura e le tre socie in affari - Pamela Prati, Eliana Michelazzo e Pamela Perricciolo - sono finite per denunciarsi a vicenda. E cosa ha stabilito il tribunale dopo così tanti anni? Che Pamela Prati non era affatto vittima di un raggiro ma ne era assolutamente complice.
A riportare i dettagli salienti di quanto stabilito la legge è la sezione romana del Corriere della Sera: la sentenza del GIP Valeria Tomassini ha stabilito che:
La storia del matrimonio tra Mark Caltagirone e Pamela Prati risulta un espediente utilizzato, con il consenso della stessa vittima, a scopi autopromozionali [...] In quanto il presunto matrimonio ha dato un indubbio vantaggio alla vittima e alle reti televisive che alla stessa hanno dedicato spazio d’intrattenimento.
Il responso arriva in coda ad un altro verdetto - svelato nell'aprile 2021 - il cui il pm Stefano Pesci che la "costruzione artificiosa" del finto matrimonio "è stata fatta con la complicità, il consenso o, in ultima analisi, la tacita accettazione/connivenza da parte della soubrette". Insomma, è stato un piano ben congegnato per fare business su copertine, sponsor e apparizioni televisive.
Sempre secondo il quotidiano online, inoltre, a finire sotto la lente d'ingrandimento della legge ci sarebbero anche Eliana Michelazzo e Pamela Perricciolo, colpevoli di aver maneggiato foto di un minorenne senza il consenso dei genitori e al fine di costruire la finta storia dei figli dell'immaginario Mark Caltagirone:
L’immagine del bambino sarebbe stata usata senza il consenso dei suoi genitori, del tutto all’oscuro della vicenda. Su questa vicenda è nato un processo, dove le due agenti sono imputate per sostituzione di persona. I genitori del bambino si sono costituiti parte civile attraverso l’avvocato Leonardo D’Erasmo.
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