Quanto sarà influenzata la Rai dalle nuova gestione governativa affidata a Giorgia Meloni & co.? Istituto Internazionale del Giornalismo (IPI) pensano che lo sarà tanto, anzi troppo. E la preoccupazione presso le numerose associazioni di categoria è talmente tanta che IPI, EFJ (European Federation of Journalist) e ECPMF (European Centre for Press and Media Freedom) si sono visti costretti ad una lunga lettera pubblica in cui denunciano che la situazione potrebbe precipitare da un momento all'altro, non solo dal punto di vista della narrazione all'interno dei telegiornali Rai ma anche in maniera più capillare in tutti gli anfratti della nostra tv pubblica.
Questo, in breve, il contenuto della lettera pubblica indirizzata al Parlamento italiano:
In qualità di organizzazioni per la libertà dei media e dei giornalisti esprimiamo oggi un crescente allarme per le minacce all'indipendenza editoriale della Rai. Chiediamo al Parlamento di avviare un dibattito volto a riformare la governance e il sistema di finanziamento della RAI e a salvaguardarne l'indipendenza.E proprio sul Consiglio d'Amministrazione Rai, IPI, ed EFJ spiegano:
Attualmente, la governance del servizio radiotelevisivo italiano è fortemente influenzata dal meccanismo di nomina del Consiglio di amministrazione della RAI, che testimonia la sua mancanza di indipendenza dall'esecutivo. Su un totale di sette membri del Consiglio, uno è eletto dai dipendenti RAI, e due dal Governo (uno Camera e uno Senato). A seguito della codificazione di questo meccanismo di nomina nel 2004 (legge 111/2004), modificata nel 2016 (legge 220/2015), la composizione del consiglio ha rispecchiato ondate cicliche di ingerenza politicamente motivata nella governance della RAI a seguito delle elezioni.Cosa che a quanto pare non sarebbe più troppo lecita:
Come affermato nella Raccomandazione del Consiglio d'Europa del 2012: "senza una dimostrabile indipendenza di azione e iniziativa, dal governo così come da qualsiasi altro interesse o istituzione acquisita, le organizzazioni dei media di servizio pubblico non possono sostenere la loro credibilità". La radiodiffusione pubblica nelle mani di qualsiasi forza politica non è al servizio dell'interesse pubblico, ma uno strumento nelle loro mani che minaccia l'integrità dei media, condizione essenziale per il funzionamento delle nostre società democratiche.
A minare l'indipendenza della Rai sarebbe anche la volontà del Governo di cancellare il Canone Rai, che quindi spingerebbe la nostra Tv di Stato a diventare dipendente da sponsor e aziende private:
Ulteriore fonte di preoccupazione è la proposta di legge recentemente presentata dalla senatrice leghista Mara Bizzotto. Parte della coalizione di governo, gli emendamenti proposti dalla Lega minacciano di restringere ulteriormente l'autonomia finanziaria del servizio radiotelevisivo italiano. Attualmente la RAI è finanziata dai cittadini attraverso un canone più la pubblicità. Secondo la riforma della Lega, il finanziamento dell'emittenza pubblica sarebbe soggetto a una determinazione annuale attraverso la Legge di Bilancio. Anche se un tale emendamento legislativo potrebbe incontrare opposizione all'interno della coalizione di governo, siamo comunque preoccupati per la proposta della Lega, che, se approvata, ridurrebbe seriamente l'indipendenza finanziaria dell'emittente.E proprio a proposito della libertà di stampa e di espressione, le associazioni di categoria tuonano:
In base agli standard europei sulla libertà di espressione, la RAI come emittente di servizio pubblico dovrebbe godere di autonomia operativa e amministrativa da qualsiasi altra persona o entità, compreso il Governo e le sue agenzie. Tale autonomia deve essere sempre rispettata. La Corte costituzionale italiana si era espressa chiaramente, sostenendo che il servizio pubblico radiotelevisivo è da intendersi come un “servizio sociale” che deve “offrire al pubblico una gamma di servizi caratterizzati da obiettività e completezza informativa”, condizione che può essere soddisfatta attribuendo al Parlamento adeguati poteri di controllo (sentenze Corte Costituzionale 94/1987 e 69/2009).
Unendoci al dissenso espresso dalle associazioni e dai sindacati dei giornalisti italiani ed europei, noi organizzazioni chiediamo al Parlamento italiano di avviare una riforma complessiva della legislazione che regola le emittenti pubbliche italiane. Esortiamo l'Italia a presentare una legislazione volta a proteggere i media di servizio pubblico da indebite interferenze e a garantirne il finanziamento. Tale riforma dovrebbe consentire alla RAI di operare in un quadro di governance sostenibile, con finanziamenti affidabili e adeguati, garantendo sia la sua indipendenza editoriale che la sua responsabilità pubblica, come raccomandato dalla proposta per l'European Media Freedom Act.
Queste giuste osservazioni dell'Istituto Internazionale della Stampa (e della sua corrispettiva versione europea) verranno accolte dall'attuale Parlamento italiano?
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