Sanremo 2026
Sanremo 2026 è vittima di un boicottaggio? Tutte le ipotesi
L'elenco dei 30 Big in gara a Sanremo 2026 non ha convinto il pubblico. E da tempo si parla di un boicottaggio in atto. Ma perché?
Tv Italiana 02/12/2025

La rivelazione ufficiale dei trenta nomi che parteciperanno a Sanremo 2026 nella categoria dei Big ha lasciato in molto con l’amaro in bocca. Rispetto alle passate edizioni nel listone mancano dei veri nomi di richiamo dell’attuale scena pop nazionale che da tempo sono diventati frequentatori abituali del concorso musicale di Rai Uno per lanciare nuove hit estive o pezzi in grado di scalare le classifiche in poche settimane. Nel cast di Sanremo 2026 figurano troppi nomi poco conosciuti nel mondo del mainstream come Chiello, Sayf, Nayt, Samurai Jay, Eddie Brock, Bambole di Pezza, Maria Antonietta e Colombre (7 presenze su 30) ma anche molti nomi che sanno di già visto come Patty Pravo, Francesco Renga, Arisa, Sal Da Vinci, Serena Brancale che nell’ultimo periodo hanno vivacchiato in tv fra talent, programmi amarcord e concertini estivi. Se a questi poi aggiungiamo un’altra ricca fetta di nomi di secondo piano fra ex talent, figli di famosi, la tassa Fedez e scappati di casa assortiti, il pastrocchio è servito. Alla base di questo menù poco gradito, però, non c’è una scelta da parte del direttore artistico Carlo Conti ma a quanto pare un vero e proprio boicottaggio attuato dagli stessi artisti e/o case discografiche che per quest’anno hanno preferito non scomodarsi nemmeno a presentare un loro brano. Che strano… O forse no?
Sanremo 2026 è vittima di un boicottaggio?
Già da alcune settimane, sono state molte le testate online che hanno parlato di un presunto – ora confermato – boicottaggio nei confronti del Festival di Sanremo 2026, il secondo consecutivo di Carlo Conti dopo aver raccolto l’eredità di Amadeus. Un boicottaggio di cui è stata raccontata la presenza ma mai concretamente le ragioni. Certamente l’idea che i veri Big del momento non si siano presentati alla chiamata della Kermesse lo si denota anche dai vari artisti che sarebbero stati scartati. In questo caso non si ravvisano nomi di grande peso che Rai o Carlo Contisi si son fatti scappare: Alex Britti, Nina Zilli, Fred De Palma,Il Tre, Chiara Galiazzo, Benji & Fede, Alberto Urso, Karima Ammar, Lorenzo Fragola, Aiello, Settembre, Shade, Sarah Toscano e i Jalisse. Ma quindi per quale motivo questo Sanremo 2026 sarebbe stato boicottato? Proviamo a fare alcune ipotesi…
Ipotesi 1 – Una gara poco allettante
Investire economicamente sulla partecipazione di un grande nome da portare sul palco del Teatro Ariston porta le case discografiche a scommettere in maniera importante sul piazzamento alto in classifica dei propri artisti. Purtroppo negli ultimi anni la gara di Sanremo ha vissuto un regolamento discutibile; un regolamento che negli ultimi anni ha portato alla vittoria Olly grande ad una grande ondata di televoti e Angelina Mango la cui vittoria è stata possibile grazie ad un voto compatto delle giurie interne al fine di combattere una seconda grande ondata di voti piovuta sul favorito Geolier, creando di fatto malumori e antipatie. La forte impronta del televoto sulle altre giurie scoraggia Big e artisti vari che chiaramente vedono la loro partecipazione potenzialmente oscurata dai nomi più gettonati dal giovane pubblico dei social. Ancora brucia quel sesto posto di Giorgia. E rischiare oggi di vedere in gara un Eros Ramazzotti battuto dal trapper famoso per una hit diventata virale grazie a video cretini su TikTok è una stonatura che qualcuno si vorrebbe evitare.
Ipotesi 2 – Soldi e rimborsi
Da tempo le case discografiche e gli enti rappresentativi del mondo musicale italiano parlano di rimborsi troppo esigui per le spese necessarie a portare gli artisti nella città di Sanremo, fra cui alloggio, vitto, trasporto, materiale pubblicitario e gli stipendi per tutto l’entourage. In una recente conferenza stampa, il direttore Rai Williams Di Liberatore aveva parlato di un tentativo di aumentare il suddetto rimborso spese ma in virtù di un rimaneggiamento dei diritti d’autore sui brani in gara. Il manager ha preferito non scucire ulteriori dettagli in merito… e questo lascia presagire che forse non c’era nulla di buono da raccontare.
Ipotesi 3 – Eurodubbi
Sebbene nel regolamento di Sanremo 2026 si faccia riferimento alla partecipazione ad Eurovision 2026 per il vincitore del concorso in realtà Rai non ha mai esplicitato concretamente la sua partecipazione in alcuna recente uscita pubblica. Anzi, manager Rai si sono guardati bene di assentarsi persino nel corso della recente conferenza stampa del Junior Eurovision 2025. Per quale motivo? La partecipazione ad Eurovision è il vero premio in palio a Sanremo oramai da molti anni e l’incertezza che questo premio non ci sia – per ragioni politiche – potrebbe aver spaventato le case discografiche. Di mezzo, vi ricordiamo, c’è il caso Israele: un Paese definito genocida da ONU e da cui molte emittenti tv europee vogliono prendere le distanze arrivando persino a proclamare la loro assenza qualora la bandiera con la Stella di Davide verrà issata sul palco.
Ipotesi 4 – Aristop
Rai e Comune di Sanremo sono giunti ad un accordo solo pochi mesi fa. Durante le varie ipotesi fatte attorno al bando di gara – poi andato praticamente a vuoto – si era più volte discusso di andare a rintracciare location più ampie, più moderne e più confortevoli per ospitare il Festival. Si era persino parlato di abbandonare il piccolo comune di Sanremo per trasferirlo in città più semplici da raggiungere o in teatri / arene in grado di ospitare un numero più vasto di spettatori e artisti. Così però alla fine non è stato: si tornerà all’estremo ovest della Liguria e sempre nell’angusto e demodé Teatro Ariston. Un passo indietro che avrà certamente indispettito più di un entourage.
Ipotesi 5 – È finita la festa?
Dopo cinque annate condotte da Amadeus dove musica e divertimento si sono fusi a dibattiti, polemiche e grande ilarità, l’edizione 2025 del Festival di Sanremo è parsa a tutti come sottotono. Molti critici di tv ed esperti vari hanno bollato Carlo Conti di aver realizzato un Festival “troppo tradizionalista”, senza guizzi, dove la selezione musicale sembrava esser stata fatta da un team di censori filo-governativi (no politica, no temi sociali); un concorso dove “cuore”, “amore” e “vita” sono tornare ad essere le parole più ricorrenti nei testi. Un Sanremo 2025 dove c’è stata talmente tanta paura di far esprimere gli artisti che uno di loro si è visto requisire e censurare addirittura una collana. Tutti accadimenti che hanno rotto quel clima di festa che si respirava fino al 2024 e che probabilmente non alletta più gli artisti.






