Vi è mai capitato di guardare quei programmi tv che hanno degli invitati molto insistenti? Di quelli che inseguono la persona da intervistare per kilometri in auto e moto, con appostamento davanti alle abitazioni private ed affini? Ebbene, una sentenza storica del Tribunale di Milano ha sentenziato che questo modus operandi non è del tutto lecito.
Tutto nasce da una causa legale scoppiata fra l'inviato de Le Iene Luigi Pelazza e la giornalista Guia Soncini. In un servizio andato in onda nel 2015, infatti, l'inviato della trasmissione di Italia Uno ha seguito la donna fino all'interno del cortile del suo appartamento. Le insistente di Pelazza sono state tali che la donna - visibilmente intimorita - ha chiamato le Forze dell'Ordine in quanto l'inviato la stava intralciando dal rientrare nel suo appartamento. Tutto questo accadeva mentre la donna ha più volte rimarcato il suo interesse a non voler rilasciare alcuna dichiarazione.
"Si era trattato di un vero e proprio agguato nel cortile interno di un palazzo privato, che ha impedito alla mia cliente di fare rientro in casa propria se non fino all’arrivo delle forze dell’ordine. Tutto per confezionare un servizio a effetto": ha spiegato l'avvocato difensore della giornalista. AGI comunica che a Luigi Pelazza è stata inflitta una pena di due mesi di carcere, subito riconvertita in una pena pecuniaria di 15mila Euro su richiesta dell'inviato dello show di Italia1.
Ora il ribattezzato "Metodo Iene" è sotto stretta osservazione e a farne le spese potrebbero essere anche gli inviati di Striscia la Notizia che, in varie occasioni, si sono sporcati le mani con inseguimenti, agguati e richieste di dichiarazioni anche oltre i limiti dell'umana pazienza.
Mediaset chiederà una linea più morbida per i suoi programmi?
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