Eurovision
Eurovision 2025 chiude in polemica: Israele e il televoto sotto accusa
Almeno 7 tv nazionali hanno protestato con EBU circa i risultati del televoto che han portato Israele al secondo posto durante Eurovision 2025.
Tv Italiana 22/05/2025

Lo scorso weekend si è conclusa l’edizione 69 di Eurovision Song Contest: il concorso canoro europeo che in questa edizione 2025 ha visto trionfare l’Austria e il suo rappresentante, il cantante pop-lirico JJ. Tutto è bene quel che finisce bene, direbbero in una favola. Purtroppo Eurovision non è una storia scritta da Hans Christian Andersen ma assomiglia più ad un Giallo partorito dalla penna di Agatha Christie; e il nuovo caso su cui dover fare le dovute indagini riguarda per il secondo anno consecutivo lo stato di Israele, la sua presenza nel concorso e il misterioso bombardamento di voti ricevuti durante la finale che poco calza con i trend di piattaforme web e musicali. Insomma, Eurovision 2025 chiude con l’apertura di una nuova grande polemica…
Eurovision 2025 in polemica: si apre il caso televoto
Nei primi giorni successivi alla finale di sabato 17 maggio 2025, ben sette tv di stato si sono pubblicamente esposte contro i controversi risultati di televoto che hanno visto il brano presentato dallo stato di Israele stravincere con 297 punti (seconda l’Estonia con 258 punti, terza la Svezia con 195 punti, quarta l’Austria con 178 punti). Un ammontare di voti visibilmente molto alto che non corrisponde minimamente con il gradimento del brano sulle piattaforme di musica on demand dove il brano “New day wiill rise” non appare in nessuna Top 50 se non in quella del suo Paese d’origine. In controsenso che le tv nazionali di Irlanda, Norvegia, Paesi Bassi, Belgio, Spagna, Islanda e Finlandia hanno impugnato per chiedere ad EBU – l’ente che organizza il concorso – a rivedere le norme del concorso e a capire se ci sono state irregolarità nel voto. Dall’ente è arrivata una risposta distensiva: il sistema di voto è certificato e non ci sono stati errori nel conteggio dei voti. La polemica però non si esaurisce.
Eurovision 2025 in polemica: Israele usa soldi pubblici per campagne social
Eurovision News – organo che collabora con EBU – ha depositato un documento in cui certifica che il Governo israeliano ha investito economicamente soldi statati per istituire una gigantesca campagna pubblicitaria per supportare il voto e le preferenze degli internauti verso la propria bandiera. La campagna social è stata realizzata soprattutto investendo capitali sulla piattaforma pubblicitaria Google e proprio tramite il colosso statunitense ha fatto girare su banner pubblicitari e video spot su YouTube (quest’ultimi hanno raccolto 8,3 milioni di visualizzazioni). Potete immaginare quanto denaro pubblico sia stato speso. L’analisi di Eurovision News sottolinea che i video non sono fatti con Intelligenza Artificiale (dunque è stata l’artista in persona a filmare quei video) e che il canale YouTube che il Governo d’Israele ha usato per diffondere i video promozionali non è un canale segnalato alla piattaforma come creato da un ente politico. La campagna Pro-Israele ha puntato 35 territori / Paesi diversi, si legge. La campagna promozionale ha coinvolto anche i profili X, Instagram e TikTok ufficiali di Israele e quelli di alcune ambasciate in cui si incitava a “votare 20 volte” per l’artista in gara. L’indagine mette in dubbio la totale trasparenza dell’operazione sottolineando che Eurovision Song Contest è un evento non politico e che di queste cose se ne sarebbe dovuta occupare al massimo la tv statale KAN, ufficialmente mai coinvolta nemmeno con dei loghi.
In merito a queste osservazioni, in ogni caso, Martin Green Direttore di Eurovision Song Contest 2025 ha dichiarato:
Il nostro partner di voto Once ha confermato che è stato registrato un voto valido in tutti i Paesi partecipanti alla Finale di quest’anno e nel resto del mondo. Il sistema di voto per l’Eurovision Song Contest è il più avanzato al mondo e il risultato di ogni Paese viene controllato e verificato […] Questo regolamento non vieta alle emittenti partecipanti o a terze parti come etichette discografiche o altri di promuovere i propri lavori online e altrove, purché tale promozione non strumentalizzi il concorso o ne violi le linee guida editoriali. Molte delegazioni utilizzano campagne promozionali a pagamento per sostenere la canzone, il profilo e le future carriere dei loro artisti.
Eurovision 2025 in polemica: Israele non dovrebbe partecipare
Dettagli tecnici a parte, la presenza di Israele ad Eurovision 2025 ha fatto storcere il naso a molti in quanto è un Paese attualmente in guerra; un dettaglio che stride con l’idea di concorso pacifico quale è Eurovision Song Contest. Ad esporsi pubblicamente chiedendo l’esclusione di Israele da Eurovision è stato persino l’attuale Primo Ministro spagnolo Pedro Sánchez in una recente dichiarazione pubblica:
Nessuno si è ribellato quando, tre anni fa, è iniziata l’invasione russa sull’Ucraina e la Russia ha dovuto abbandonare le competizioni internazionali e non ha potuto partecipare, come abbiamo appena visto, all’Eurovision. Pertanto nemmeno Israele dovrebbe. Non possiamo permettere doppi standard anche nella cultura.
Una idea condivisa dal fresco vincitore di Eurovision 2025, l’austriaco JJ, in una intervista rilasciata ieri 21 maggio 2025:
È molto deludente vedere Israele ancora partecipare alla competizione. Vorrei che l’Eurovision Song Contest si tenesse a Vienna l’anno prossimo, senza Israele. Ma la palla ora passa all’EBU. Noi artisti possiamo solo esprimerci a parole sulla questione.
Cosa succederà il prossimo anno? Israele rischia davvero di essere estromessa dal concorso o sarà nuovamente sul palco?