Analisi

5 motivi per cui La Talpa è stato un fallimento

Tv Italiana 25/11/2024

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Come già sappiamo da quasi una settimana, il ritorno in tv de La Talpa è stato un disastro: il reality show affidato stavolta nelle mani di Diletta Leotta chiuderà con due settimane d’anticipo e con una quarta ed ultima puntata che avrà il compito di riassumere tutte le fasi salienti e l’annuncio del vincitore di una maxi puntata che partirà in prima serata – questa sera lunedì 25 novembre – e si concluderà in avanzata seconda serata intorno alle ore 01:35. Nonostante la scelta che già di per sé racconta in maniera latente l’epilogo e il fallimento del progetto, Mediaset prova in maniera un po’ goffa a giustificare il tutto come la volontà di sperimentare una presunta crossmedialità che all’atto pratico non si è mai concretamente palesata. Ma per quale motivo un format televisivo così tanto atteso e chiacchierato si è poi rivelato un sonoro disastro? Abbiamo provato a fare una analisi riassumendo il tutto in cinque temi, ovvero i cinque passi falsi commessi e che hanno portato alla disfatta.

5 motivi per cui La Talpa è stato un fallimento
1. Diletta Leotta
La prima cosa a non aver funzionato è stata Diletta Leotta. La conduttrice sportiva è stata messa alla prova per la seconda volta da Mediaset sui suoi canali generalisti dopo l’abnorme disastro di W Radio Playa nel 2019. Stavolta, seppur trovatasi a gestire un programma maggiormente complesso, Leotta ha ribadito il concetto di non essere riconosciuta come volto di Canale 5 e dunque di non esser riuscita a fidelizzare nel tradizionale normale pubblico generalista ma neanche in quel pubblico amante dello zapping compulsivo. Sarebbe buona norma posizionare in prima serata volti che hanno già rodato ore e ore in palinsesto sennò si finisce a fare la fine di Myrta Merlino a Pomeriggio 5. Nel suo piccolo, Leotta ha comunque provato a metterci del suo non convincendo del tutto: per un format come La Talpa serve una conduzione molto diriga e severa (quasi una villian alla Paola Perego) o in alternativa buttarla sul forte umorismo (come fa Costantino della Gherardesca in Pechino Express).

2. La puntata kick off
Visto l’interesse creato attorno al programma, ha giocato un ruolo fondamentale il kick off: la prima puntata di questa nuova edizione de La Talpa, purtroppo non riuscitissima. Nell’ottica di raccogliere consensi e catturare l’attenzione dello spettatore, di solito le produzioni organizzano una prima puntata coi fiocchi, con prove mozzafiato, un gruppo di concorrenti agguerriti, location mostrate dal loro lato migliore. Al contrario ci si è ritrovati fin da subito davanti ad una gara a chi snoda più velocemente delle corde in una location che può essere tranquillamente una qualsiasi piazzetta di un piccolo comune italiano. Per poi proseguire con un gioco con delle letterine in alcuna brocche. E per finire la Grande Prova – a parole – sembrava un set riciclato dal genodrome di Ciao Darwin. Più convincente la parte finale (asta + verdetto del test) ma, a giochi ormai conclusi, l’interesse del pubblico è già bello che andato.

3. I gusti del pubblico
Forse è solo una coincidenza ma anche questa va tenuta sott’occhio o magari analizzata con delle dovute ricerche di marketing: il 2024 è stato l’anno nero dei reality show. Un po’ come accaduto in Spagna nel 2022, il pubblico televisivo sembra essersi disaffezionato a questo genere: Ti Spedisco in Convento e Il Collegio sono stati chiusi, Pechino Express non si schioda dal 2% di share medio, L’Isola dei Famosi e La Pupa e il Secchione sono stati dei completi disastri, Se Mi Lasci non Vale ha chiuso per flop. Grande Fratello è con l’acqua alla gola. E anche il fortissimo Temptation Island ha accusato il colpo con un calo non proprio fisiologico nella versione autunnale. In un mercato televisivo parecchio saturo, il ritorno de La Talpa è avvenuto in un momento storico completamente sbagliato.

4. Il calendario degli appuntamenti
Questo è un mantra che ripetiamo da anni. I palinsesti di Canale 5 sono come le scale di Hogwarts: “Tenetele d’occhio: a loro piace cambiare”. Gli appuntamenti de La Talpa sono stati più volte calendarizzati in maniera errata e schizofrenica: doveva partire in ottobre, poi a fine novembre e infine si è deciso di farla iniziare il 5 novembre con un preavviso di circa quattro giorni sulla data d’esordio.  E se già lo sbarco d’improvviso al martedì non ha aiutato, peggio ha fatto il passaggio dalla seconda puntata al lunedì, costringendo il reality ha rivedere la sua platea e a scontrarsi con quella di una fiction tanto attesa, L’Amica Geniale su Rai1. Solo un miope non avrebbe visto il muro su cui La Talpa di sarebbe andata a schiantare.

5. Le scorciatoie di Mediaset
Per stessa ammissione di uno degli autori del programma, La Talpa è partita col piede sbagliato: Mediaset ha concesso a Fremantle lo sviluppo del format con un basso budget. Che già di per sé è un forte controsenso: come si può pensare di rilanciare con stile un format del passato senza i denari necessari per location, cast, un buon confezionamento in post-produzione e strutture degne di una grande prima serata? Le regole del mercato ci chiamano all’ordine: “per fare soldi bisogna spendere soldi” racconta un vecchio adagio, “La tv si fa con i soldi” diceva Boncompagni. Proporre qualcosa realizzato in economia denota poca lungimiranza e scarsa attenzione alla cura del prodotto finale. Un atteggiamento che non ci si aspetta da una tv commerciale così navigata come Mediaset.

A questo si unisce una seconda scorciatoia: la volontà annunciata di voler rendere forte il brand La Talpa attraverso prodotti cross-mediali… che si fatto non ci sono mai stati! Proporre delle clip di anticipazioni della puntata in onda in tv non c’entra nulla col concetto di cross-medialità, che prevede registrazioni ad hoc per il web, il coinvolgimento di influencer o creator oppure momenti extra che arricchiscono il racconto e l’indagine del telespettatore targetizzato.  

Non ci sentiamo di puntare il dito sull’assenza della diretta (assente nel format originale e nei reality di mezzo mondo) o sulla rimozione di studi e opinionisti (in qualche modo rievocati dai vari segmenti nella Corte delle Spie). E non ci sentiamo nemmeno di solidarizzare con chi frigna perché rimpiange un programma realizzato 15 anni fa, con modi e tempi oggigiorno non più replicabili. La Talpa ha avuto un risveglio brusco, mal gestito e accompagnato da un concatenamento di decisioni sbagliate, tipico di una rete in grande affanno.

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